(code666) Vanno oltre il noise, l’elettronica o qualsivoglia modernità i francesi Non Serviam, entità fuoriuscita da stati di instabilità mentale agli inizi del decennio scorso come progetto solista, poi cresciuta, con vari musicisti coinvolti, tuttavia ancora avvolta nel più fitto mistero. Elettronica e rumore. Chitarre e ritmi. Drum machine forsennata. Suoni e melodie malate. Tra Godflesh e Prodigy, tra digitale e umano, tra sovrannaturale ed abominio. Maledettamente teatrali. Voci di ogni tipo: maschili, femminili, demoniache, sintetiche. Strumenti fisici o elettronici di ogni sorta, compresi clavicembalo, spinette e organi. Un viaggio atmosferico suggestivo, un impatto sonoro devastante, un’oscurità avvolgente. Musica convulsiva. Musica nervosa. Suoni instabili. Emerge synth wave, black metal, dark rock, electro wave, industrial spinto alla follia, folk violentato in una assurdità lasciva con una decadenza circense. Brani che durano dai due ai venticinque minuti, con l’eccesso di una cover industrial black metal estremo di “Inno Individualista”, il pezzo folk anarchico italiano dell’inizio del secolo scorso. Musica ai confini della musica. Violenza inaudita con iniezioni di poesia brillante. Suoni ai limiti della coerenza. Stabilità mentale brutalmente minata. Un’esperienza auditiva trasudante ansia: pericoloso abbandonarsi a queste sonorità in uno stato mentale cosciente, ancor più pericoloso affrontare l’opera in una condizione di alterazione psichica di origine chimica. Geniale!
(Luca Zakk) Voto: 9/10